Zanzara della malaria e cambiamenti climatici: cosa dicono i medici
C’è davvero il rischio del ritorno della malaria in Italia? Quanto dobbiamo realmente preoccuparci del ritrovamento in Puglia dopo mezzo secolo dell’Anopheles sacharovi, ovvero lo storico vettore della malaria? E ancora: il cambiamento climatico che ruolo gioca? Quali saranno le conseguenze della tropicalizzazione del clima italiano?
Tutti interrogativi a cui ha voluto dare una risposta la Fnomceo, la Federazione dei Medici Italiani nella sua rubrica “Dottore ma è vero che…” in un articolo dettagliatissimo a cura di Rebecca De Fiore.
Si tratta di una giornalista della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collaboratrice ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
Il caso della zanzara della malaria in Puglia
È una delle notizie degli ultimi giorni in tema di salute. Anopheles sacharovi, membro del complesso Anopheles maculipennis, è una zanzara che in passato ha rappresentato uno “storico” vettore di malaria in Italia, ma non si era più riscontrata sul nostro territorio dall’ultima segnalazione avvenuta alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso.
Nel settembre 2022, nell’ambito del Progetto di sorveglianza dell’anofelismo residuo, coordinato dal Reparto di Malattie trasmesse da vettore dell’Istituto Superiore di Sanità, un singolo esemplare di Anopheles maculipennis raccolto nel comune di Lecce in Puglia è stato identificato molecolarmente come Anopheles sacharovi.
Questo ritrovamento ha suggerito lo svolgimento di un’indagine entomologica mirata nel settembre 2023. I risultati di questa ricerca sono stati da poco pubblicati sulla rivista specialistica Parasites & Vectors.
Come spiega anche un comunicato stampa dell’Istituto Superiore di Sanità, la scoperta è rilevante dal punto di vista scientifico e sanitario ma attualmente non vi è nessun allarme per una possibile epidemia di malaria in Italia.
Come è stata condotta la ricerca
L’indagine è stata condotta nelle aree circostanti il primo ritrovamento, concentrandosi su allevamenti di animali, maneggi e potenziali siti di riproduzione. Sono state raccolte zanzare adulte e immature, mediante ricerca attiva o trappole, in diversi siti naturali e rurali.
Cos’hanno trovato i ricercatori?
Degli 11 siti analizzati, 6 sono risultati positivi alla presenza di Anopheles. Tutti i 20 esemplari di Anopheles maculipennis (7 adulti, 10 larve e 3 pupe) raccolti nelle aree sono stati identificati come Anopheles sacharovi.
Dal punto di vista scientifico, cosa aggiunge questo studio?
La sorveglianza sulla presenza di zanzare potenzialmente vettori di malattia è una prassi consolidata nel nostro Paes. Questo monitoraggio si traduce anche nella costante pubblicazione di articoli scientifici di aggiornamento. La scoperta di Anopheles sacharovi, considerata scomparsa dall’Italia da oltre 50 anni, ha una forte rilevanza e impatto sanitario. Ci dice che alcune aree meridionali del nostro Paese potrebbero essere diventate più adatte di un tempo recente a ospitare vettori di malattia. Dobbiamo comunque considerare che ogni anno vengono segnalati casi di malaria “da importazione”: legata principalmente ai viaggi in aree tropicali e all’aumento dei flussi migratori.
La presenza delle zanzare significa che dobbiamo aspettarci la ripresa della malattia?
No, perché le zanzare in questione non erano parassitate dagli organismi unicellulari (protozoi del genere Plasmodium) che causano la malattia. Inoltre, le zanzare erano poche.
La presenza di zanzare del genere anofele, quelle cioè in grado di trasmettere la malaria, è una informazione da tenere in considerazione e proprio per questo motivo si fa da anni anche in Italia la sorveglianza della circolazione delle zanzare.
Dopo questa segnalazione e anche a causa dei cambiamenti climatici è giusto prendere provvedimenti per migliorare ancora di più la sorveglianza delle zanzare e ridurne la circolazione.
Niente allarmismi, però: non c’è un rischio immediato di ritorno della malaria in Italia.
Cosa c’entrano i cambiamenti climatici con la zanzara della malaria?
Come spiegavamo nella scheda “L’emergenza climatica porterà nuove malattie?”, allagamenti e inondazioni possono ricostruire quegli habitat in cui batteri pericolosi e vettori come le zanzare possono riprodursi e trasmettere malattie infettive.
È un fenomeno che riguarda in primo luogo zone remote del Pianeta: basti pensare che la durata della stagione della malaria è aumentata del 31% nelle aree montuose dell’America Latina e di quasi il 14% negli altopiani africani.
Ma gli effetti dell’emergenza climatica possono manifestarsi anche in nazioni come la nostra. Le attuali condizioni climatiche favoriscono la trasmissione della malaria in diverse aree dell’Europa meridionale. Il cambiamento climatico potrebbe favorire la proliferazione delle zanzare e lo sviluppo dei parassiti, facilitando ulteriormente la trasmissione della malaria [5].
(fonte Fnomceo.it)
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